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C’è un pensiero che ricorre nella storia della musica e che qua e là riaffiora in diverse epoche storiche e a diverse latitudini: l’idea che la musica non è un privilegio di pochi ma un diritto di tutti perché è universalmente riconosciuta sotto il profilo scientifico e pedagogico come potente strumento di crescita individuale e collettiva e di rinnovamento sociale e culturale.
L’esperienza che più recentemente ha dato concretezza a questo pensiero è quella de El Sistema, fondato in Venezuela nel 1975 dal M° J.A. Abreu e da lì diffusosi in tutti i continenti, diventando un vero e proprio movimento internazionale sostenuto e promosso da grandissimi musicisti come i Maestri Claudio Abbado e Simon Rattle.
L’assunto principale è che la musica d’insieme può essere uno strumento di cambiamento sociale capace di trasformare la vita delle persone. E che accessibilità della formazione musicale e tensione all’eccellenza non sono valori contrapposti ma elementi essenziali per promuovere lo sviluppo pieno e armonioso di ciascun individuo e quindi della società.
Miglior gestione delle proprie emozioni
Rafforzamento delle capacità relazionali
Crescita dell’autostima
Partecipazione attiva alla vita culturale
Trillargento si ispira a tali principi e fa parte di questo movimento, aderendo al Sistema Europe e partecipando con entusiasmo a tutte le esperienze nazionali e internazionali che prevedono la condivisione di buone pratiche tra musicisti appassionati, energici, comunicativi e creativi interessati alla crescita non solo musicale ma a tutto tondo degli allievi. Quelli che noi chiamiamo i musico-educatori.
L’Italia purtroppo, nonostante una tradizione musicale di rilievo assoluto e recenti tentativi normativi, non riconosce di fatto alla musica un ruolo di primo piano, né nell’ambito dell’educazione istituzionale né a un più ampio livello culturale e risulta tra i Paesi europei più arretrati. La quasi totalità dei corsi di educazione musicale è offerta da Scuole di Musica private, da cui risultano inevitabilmente esclusi coloro che appartengono alle fasce sociali più deboli o che hanno qualche disabilità; ma, anche non prendendo in considerazione questo aspetto, se tutti condividono l’idea che lo sport faccia bene, in pochissimi considerano la musica come una componente almeno altrettanto essenziale per una crescita armonica delle persone e della società.
Per la maggior parte dei bambini e ragazzi, quindi, la mancanza di occasioni accessibili di educazione musicale, da un lato, assume le caratteristiche di un diritto negato, perché impedisce loro di sviluppare appieno e armoniosamente le proprie facoltà; dall’altro, rappresenta un’occasione perduta di inclusione sociale e di emancipazione dal disagio. Disagio e povertà educativa che non solo risultano in aumento, ma assumono le caratteristiche di un fenomeno trasversale a tutta la società. Claudio Abbado diceva che “di fronte a una gioventù impoverita di prospettive credibili, che meritano lo sforzo e suscitano la gioia della loro realizzazione, non solo chi è nel disagio, ma forse ancor più chi abita il benessere, viene manipolato per diventare un conformista che si nutre solo di superficialità. Una vita piena di musica e di cultura offre sicuramente un antidoto a tutto ciò”.
Da qui l’impulso dato dal Maestro a promuovere anche in Italia un Sistema che – traendo ispirazione dall’esperienza pedagogico-musicale venezuelana – garantisse a tutti l’accessibilità all’esperienza del fare musica e alle sue valenze formative, educative e sociali.