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Le persone con disabilità risultano solitamente escluse da esperienze di formazione musicale strumentale, considerata inaccessibile perché troppo difficile tecnicamente. E Genova non fa eccezione, proponendo loro unicamente percorsi di musicoterapia con finalità prettamente terapeutiche.
Eppure l’educazione musicale è universalmente riconosciuta scientificamente e pedagogicamente come potente strumento di crescita individuale e collettiva, rinnovamento culturale e inclusione sociale. La musica è agente di cambiamento perché favorisce la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e aiuta a rafforzare l’Io e a comprendere la propria personalità. La musica fatta insieme ad altri, poi, ridefinisce le persone coinvolte come soggetti attivi che possono generare e offrire armonia, in una dinamica di reciprocità del dare e del ricevere dove l’individuo è riconosciuto non solo per i suoi bisogni, ma anche e innanzitutto per le sue risorse. Suonare in orchestra, cantare in coro e realizzare eventi performativi insieme a persone già inserite nelle attività permanenti di Trillargento favorisce la conoscenza, la contaminazione positiva, l’abbattimento dei pregiudizi e la nascita di relazioni durature che favoriscono l’inclusione. Rafforza, infine, il senso di appartenenza sociale nel sentirsi soggetti capaci di offrire cultura da protagonisti. Non a caso l’Agenda europea per la cultura del settennato 2021/27 punta a promuovere l’inserimento di musica e arti nell’istruzione e nella formazione e considera la musica come settore trainante dell’economia europea e strumento privilegiato per l’inclusione.
L’interesse di Trillargento per l’inclusione di persone con disabilità nei propri percorsi di musica d’insieme si è concretizzato a partire dal secondo anno di vita dell’associazione con la costituzione del coro Mani bianche, una formazione corale vocale e gestuale composta da bambini disabili e non che cantano e/o interpretano la musica attraverso la gestualità all’insegna della piena integrazione e dell’armonia di cui è veicolo la musica stessa. In questa esperienza – ideata negli anni ’90 nell’ambito de El Sistema dai Maestri Naybeth Garcìa e Jhonny Gomez con cui abbiamo avuto l’opportunità di formarci – le mani inguantate di bianco sono le protagoniste di movimenti che “cantano” i suoni di chi non riesce a trasmetterli con la voce, mani che si muovono nell’aria nella magica e misteriosa interpretazione della musica. I progetti in quest’ambito sono stati realizzati in partenariato con la Fondazione Cepim, la Fondazione D. Chiossone e gli Istituti comprensivi Barabino e Oregina.
A partire dal 2018 l’offerta formativa si è arricchita con percorsi di propedeutica musicale e strumento dedicati a bambini, ragazzi e adulti con disabilità fisica e psichica con l’obiettivo di superare la dicotomia musicoterapia/educazione musicale e utilizzare la musica come mezzo per sviluppare nuove conoscenze e competenze. I progetti in quest’ambito sono stati co-finanziati dal Ministero delle Politiche Sociali tramite lo strumento dei Patti di Sussidiarietà tra Regione Liguria ed Enti del terzo settore per promuovere l’inclusione sociale delle persone con disabilità. Un importante progetto, inoltre, è stato realizzato con la Fondazione D. Chiossone con il finanziamento del Fondo Sociale Europeo.
In tutti i nostri percorsi musicali sono oggi inseriti bambini, ragazzi e/o adulti portatori di disabilità psico-motorie di vario genere ed entità (disabilità intellettiva di origine genetica, deficit sensoriali, ritardo cognitivo, disturbi dello sviluppo compreso lo spettro autistico, pluridisabilità, patologie psichiatriche). L’obiettivo è quello di portare a persone che normalmente ne sono escluse l’esperienza della musica d’insieme e opportunità culturali inedite e di dare a ciascuno la possibilità di trovare la propria modalità espressiva e così facendo di mettersi in rapporto con più livelli di esperienza: emotivo, sociale e musicale.
La grande responsabilità della comunità artistica, scientifica e sanitaria è quella di ridurre il più possibile la distanza che divide e allontana dalla comunità in cui vive la persona con disabilità e di continuare a ricercare nuove pratiche che attivino in modo olistico le energie e le potenzialità di ognuno. Per questo riteniamo fondamentali i rapporti di partenariato che attiviamo sul territorio con soggetti che si occupano di disabilità anche in termini riabilitativi, come la Fondazione D. Chiossone e il Dipartimento di salute mentale di ASL 3 CSM9.